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RIMINI NELLO STATO DELLA CHIESA

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STORIA RIMINI

STORIA MEDIOEVALE RIMINI

Rimini nello Stato della Chiesa

Con il tramonto della signoria dei Malatesta ebbe inizio il governo dello Stato della Chiesa, che perdurò per quasi tre secoli - dal XVI al XVIII secolo – corrispondenti all'Ancien Régime francese. Rimini non era più territorialmente e politicamente uno Stato autonomo, bensì un comune facente parte dei possedimenti papali. Ogni città della Romagna, infatti, aveva un governatore dipendente dal legato apostolici di Ravenna. Anche Rimini fece parte della Legazione apostolica con sede di governo a Ravenna. Al rafforzamento del dominio papale corrispose, infatti, lo sviluppo dei poteri dei rappresentanti della Chiesa, che divennero il punto di riferimento politico obbligato. Il governo della Chiesa in Romagna non tese, tuttavia, all'accentramento, bensì a privare le istituzioni comunali di reale potere politico. Con la bolla Sipontina del 1509 il governo di Rimini fu affidato alle famiglie patrizie e venne costituito un Consiglio ecclesiastico composto da cento nobili e trenta cittadini. All'inizio i membri del Consiglio erano eletti, in seguito la carica divenne ereditaria. Il processo di centralizzazione del potere papale si rese quindi effettivo fiaccando la resistenza delle vecchie famiglie nobili e concedendo privilegi ad un gruppo ristretto di nuovi patrizi, che ebbero il controllo sia politico-amministrativo che economico delle locali comunità cittadine, ma senza potere politico effettivo rispetto al governo della Chiesa. Rimini percepì, quindi, il passaggio sotto il governo della Chiesa come il principio di un periodo di decadenza. Con la  bolla di Pio V De non infeudando, emanata nel 1567, il centralismo dello Stato della Chiesa sulle forze particolaristiche fu affermato anche dal punto di vista giuridico, annullando un metodo di governo che si era basato per secoli sulla delega del potere, tramite il vicariato, ai signori locali e sulla loro partecipazione attiva alla sovranità. I particolarismi consentiti dal potere papale e garantiti dagli statuti comunali rappresentarono un mero ossequio formale alle città ed alle piccole comunità locali.  Il processo continuò nel tempo, poiché Papa Gregorio XIII (1572-1585) recuperò allo Stato della Chiesa tutti i feudi, annullando qualsiasi concessione, mentre papa Sisto V istituì le Congregazioni romane, effettivi organi di governo dello Stato della Chiesa. Clemente VIII, infine, promulgò la bolla Pro commissa o De bono regimine, con cui fu istituita, nel 1592, la Congregazione del buon governo, con sede a Roma, che impose la tutela papale sulle finanze delle comunità locali.

 

 

 

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