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PIEVI DI RIMINI

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STORIA RIMINI

STORIA ANTICA RIMINI

Le Pievi

 Il termine pieve deriva dal latino plebs, cioè plebe. Sin dal I secolo d.C. gli scrittori Cristiani usano il termine plebs per indicare “il popolo di Dio”. A partire dall'VIII secolo e in particolare modo nel IX e X secolo, il Cristianesimo, già da tempo saldamente radicato nella città di Rimini, inizia ad organizzarsi, con le pievi, anche nel territorio rurale del municipio e della diocesi di Rimini, che, compreso fra l'Adriatico e le prime colline marchigiane e romagnole e tra i fiumi Tavollo e Pisciatello, confinava a sud-est con il pesarese, a sud con il Montefeltro ed a nord-ovest con il territorio di Cesena. Durante l'età medioevale (secoli VI-XIV) il termine pieve assunse tre significati fondamentali, esso indicava:

- l'edificio di culto nel quale si riunivano i fedeli, cioè la pieve propriamente detta, chiesa di solito molto piccola, ad unica navata, con l'abside rivolta ad oriente, atta a contenere circa un centinaio di fedeli, dotata del fonte battesimale, dalla quale dipendevano tutte le chiese non dotate di fonte battesimale, le cappelle ed i monasteri locati nel suo territorio di pertinenza. A capo delle pievi, talvolta edificate su edifici di culto preesistenti, erano gli arcipreti, che ricevevano dai fedeli una decima per i servizi religiosi dispensati e rispondevano direttamente al vescovo di Rimini, e dai quali dipendevano, a loro volta, i ministri del culto delle chiese e delle cappelle del territorio pertinente alla pieve.

- la comunità dei fedeli, “il popolo di Dio”, che faceva riferimento alla pieve, solamente nella quale i nuovi Cristiani potevano ricevere il battesimo.

- il territorio plebano, cioè il territorio pertinente alla pieve, entro il quale cioè si esercitava la missione battesimale della pieve.

La missione battesimale era, quindi, il carattere distintivo delle pievi, che divennero il centro della comunità dei fedeli del territorio rurale circostante. Nel territorio di Rimini, dove il fenomeno della pieve si sviluppò notevolmente, fino all'anno Mille sono attestate nei documenti storici sedici pievi, che diventano venticinque nel Duecento. Esclusa, forse, la pieve di S. Gaudenzio, tutte le pievi di Rimini erano rurali. La preminenza delle pievi, piccole, dislocate in area periferica e dipendenti direttamente dal vescovo, fattore di debolezza nei confronti dei monasteri, intolleranti di ogni ingerenza del Vescovo, fu messa in pericolo dalla diffusione, nel territorio rurale, dei conventi francescani e dei luoghi pii degli ordini ospedalieri ed era mal tollerata anche dalle chiese dei centri abitati compresi nel territorio della pieve. Nel corso dei secoli, quindi, le pievi persero a poco a poco la loro preminenza a favore delle altre istituzioni religiose. Ad altre chiese del territorio plebano fu concesso il fonte battesimale. Nel XV secolo, infine, la pieve non è più il centro della vita religiosa del territorio rurale, ma solamente un punto di riferimento topografico nei documenti pubblici e privati, usato per precisare l'ubicazione di terre e centri minori. Lo stesso territorio diocesano, precedentemente ripartito fra le pievi, viene diviso in Vicariati.

 

 

 

 

 

SOMMARIO:

 

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