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MASTIN VECCHIO
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STORIA DI RIMINI
STORIA MEDIOEVALE RIMINI
Malatesta da Verucchio detto Mastin Vecchio
Il
Mastin Vecchio abbandonò la posizione filo-imperiale dei Malatesta e si
schierò dalla parte guelfa, sostenendo la Chiesa. Il mutamento di posizione
politica causò problemi all'interno della sua stessa famiglia, poiché la
moglie Concordia era imparentata con la famiglia ghibellina dei Parcitadi.
Egli divenne tuttavia uno dei capi guelfi di Romagna, punto di riferimento
nelle lotte tra guelfi e ghibellini. Malatesta di Verucchio, eletto svariate
volte podestà di Rimini, rafforzò grandemente il suo potere anche attraverso
la sua politica matrimoniale. Nel 1281, tuttavia, quando Malatesta di
Verucchio chiese al Papa di sposare sua figlia con un figlio del ghibellino
conte Guido da Montefeltro, il Papa, che intendeva riaffermare il controllo
sulla Romagna, rifiutò di concedergli l'autorizzazione al matrimonio,
richiamandolo, invece, al rispetto dell'autorità della Chiesa, nonostante
gli importanti servigi resi alla Chiesa dal Mastin Vecchio. Quest'ultimo,
infatti, dotato di grandi capacità politiche, militari e di governo, divenne
l'arbitro di numerose contese intestine delle città di Romagna, suscitando
perciò i sospetti dei rettori che governavano la Romagna in nome del Papa.
Nel 1287, chiamato a negoziare la pace tra importanti famiglie di Forlì e
Faenza, Malatesta da Verucchio stipulò un accordo che incontrò l'opposizione
del conte Pietro Stefano Colonna, Rettore di Romagna, che tese un'imboscata
ai negoziatori. Malatesta da Verucchio, assieme ai figli, riuscì a salvarsi,
ma parte del seguito fu fatto prigioniero e liberato solamente dietro
riscatto. In conseguenza di ciò, alcuni mesi dopo, i rappresentanti del
Comune di Rimini e di quello di Ravenna si opposero alla richiesta del
Rettore di denaro e soldati e furono incarcerati. Dopo altri due mesi, agli
inizi di febbraio del 1288, il Rettore accusò di lesa maestà contro lo Stato
della Chiesa la famiglia ravennate dei
da Polenta ed i Malatesta. Il Mastin
Vecchio ed i figli Gianciotto e
Malatesta
dall'Occhio (Malatestino) furono accusati di avere
occupato la fortezza di Cervia e di avere fomentato la ribellione contro lo
Stato della Chiesa nelle città romagnole di Cesena, Ravenna, Cervia e,
naturalmente, Rimini. Poiché non si presentarono davanti alla Curia per
discolparsi, furono tutti messi al bando. Le condanne, tuttavia, non ebbero
seguito, poiché il nuovo Papa Niccolò IV, eletto il 22 febbraio del 1288,
persuase i Malatesta a pacificarsi con il Rettore di Romagna. Tuttavia i
Riminesi, sostenuti in particolare modo dalla famiglia ghibellina dei Parcitadi, non condivisero l'accordo con la Chiesa e scacciarono Malatesta
da Verucchio, podestà di Rimini, ed i figli dalla città. Malatesta da
Verucchio tornò, dunque, al servizio della Chiesa e del nuovo Rettore per la
Romagna, Ermanno Monaldeschi, non riuscendo, tuttavia a rientrare nella
città di Rimini, che, anzi, nell'ottobre 1288 dichiarò Malatesta da
Verucchio suo nemico capitale. Un accordo di pace fra il comune di Rimini e
i Malatesta, che prevedeva l'esilio del Mastin Vecchio, si concluse
solamente nel marzo del 1290. Tuttavia gli avversari dei Malatesta, non
soddisfatti, sobillarono una rivolta che si estese a tutta la Romagna.
Malatesta da Verucchio, nel frattempo rientrato nella città di Rimini,
riacquistò lentamente il controllo della situazione, fino a quando, nel
1295, riuscì definitivamente a sconfiggere i suoi avversari, mettendo fuori
gioco le più potenti famiglie ghibelline di Rimini, i Gambacerri, gli Omodei
e soprattutto i Parcitadi. Da quel momento ebbe inizio la
Signoria dei Malatesta sulla città di Rimini.
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