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LA MARCIA SU RIMINI

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STORIA RIMINI

STORIA MODERNA RIMINI

La marcia su Rimini

Circa quattro mesi dopo la caduta della Giunta socialista, il 28 ottobre 1922, anche a Rimini si ebbe la marcia sulla città, in tutto conforme a quella su Roma. Come la marcia su Roma, anche la marcia su Rimini fu, infatti, complessivamente incruenta. Il 28 ottobre circa quattrocento fascisti, giunti per la maggior parte da fuori città, si radunarono in via Castelfidardo, trasformando la nuova sede del fascio riminese in una vera e propria caserma, con un comando militare, sentinelle all'ingresso e mitragliatrici sul tetto. Nonostante l’insolito evento ed il  viavai tra sottoprefettura, questura e municipio, i cittadini di Rimini trascorsero la giornata nella piena normalità. Non si verificò alcuna astensione dal lavoro. Alla sera dello stesso 28 ottobre una colonna di cento fascisti occupò piazza Giulio Cesare, l’attuale Piazza Tre Martiri, sbarrando le quattro vie di accesso e puntando due mitragliatrici verso la Questura, che aveva sede in Palazzo Tingoli, e verso la Sottoprefettura, che, ai tempi, si trovava in Palazzo Baldini, sotto la torre dell'Orologio. In seguito i fascisti presero sia la Questura che la Sottoprefettura. Il giorno seguente, 29 ottobre 1922, i fascisti occuparono gli uffici delle poste, del telegrafo e della stazione ferroviaria. Nel pomeriggio un consistente gruppo di fascisti e nazionalisti occupò i palazzi del Comune. Ludovico Pugliesi, a capo del gruppo, si insediò a Palazzo Garampi in qualità di supervisore del commissario prefettizio. Domenica 30 ottobre 1922, il terzo ed ultimo giorno della marcia su Rimini, le camicie nere occuparono le carceri situate nella Rocca Malatestiana e liberarono tre camicie nere rinchiusevi. Tra coloro che parteciparono all'azione vi fu anche Giuffrida Platania, fratello di Luigi Platania, il quale uccise inavvertitamente lo squadrista non riminese Mario Zaccheroni, anch’egli partecipante all'azione. Giuffrida Platania, cercò, quindi, di uccidersi sparandosi un colpo al cuore, dal quale sopravvisse. In conseguenza del luttuoso evento, Rimini, per ordine dei fascisti, fu listata a lutto. A sera Rimini era in mano agli squadristi, che perlustrarono ogni quartiere. La presa di Rimini da parte dei fascisti si concluse con il funerale di Mario Zaccheroni, la cui salma fu scortata, due giorni dopo, fra grandi onori, alla stazione di Rimini.

 

 

 

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