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DELITTO PLATANIA
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STORIA RIMINI
STORIA MODERNA RIMINI
Il delitto Platania
Il 17 maggio 1921 nell'atrio della stazione ferroviaria fu assassinato il ferroviere
Luigi Platania.
Ex anarchico considerato dalle camicie nere un eroe, Luigi Platania aveva partecipato alla costituzione del
fascio riminese del 1919. Al funerale la commemorazione fu tenuta dallo stesso
Dino
Grandi. Il delitto, che si scoprì in seguito essere conseguente ad un regolamento di conti tra ex correligionari, diede occasione, assieme
all’uccisione di Carlo Bisi, di poco antecedente, ad una ritorsione che per tre giorni portò grande violenza nella città di Rimini. I fascisti di
Rimini, poiché erano poco numerosi, richiesero l'aiuto degli squadristi provenienti da altre città. Tre giorno dopo l'assassinio calarono a Rimini
una cinquantina di camicie nere giunte da Bologna. I disordini ebbero inizio il 20 maggio 1921 e proseguirono fino al 22. Colpi d'arma da fuoco
furono sparati persino alle finestre della casa del Sindaco. Il tentativo di opporre una resistenza organizzata fu effimero, poiché a Rimini - come nel
resto d'Italia - l'antisquadrismo era diviso. Le ostilità andarono oltre alla semplice ritorsione per l'assassinio di Luigi Platania, rientrando nel
contrasto politico apertosi dopo la fine della prima guerra mondiale. Le violenze, infatti, continuarono. Esse giunsero all'apice nel giugno del
1922, in occasione del ferimento, per mano di un comunista già aggredito, del giovane fascista riminese
Cesare Frontali. A Rimini calarono nuovamente
le camicie nere di Bologna, alle quali si aggiunsero squadre di camicie nere provenienti da Ravenna e Ferrara. Cominciarono nuovamente i disordini e gli
attacchi alla Giunta Comunale socialista di Rimini. Merizzi, prefetto di Forlì e massimo rappresentante dello Stato nella provincia, alla fine di
giugno dichiarò di non poter garantire l'incolumità degli amministratori riminesi. Il 6 luglio 1922 il Sindaco di Rimini
Clari e l'intera Giunta
Comunale si videro costretti a rassegnare le dimissioni. Lo stesso Benito Mussolini si compiacque dell'avvenimento, poiché Rimini nel luglio 1922 era
divenuta un importante testa di ponte per l'avanzata delle camicie nere.
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