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PAOLO E FRANCESCA

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I Malatesta

STORIA RIMINI

STORIA MEDIOEVALE RIMINI

Storia di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta

Protagonisti della tragica vicenda amorosa resa immortale da Dante Alighieri nella Divina Commedia furono il secondogenito Giovanni ed il terzogenito Paolo,  figli di Malatesta da Verucchio, il Mastin Vecchio, e Francesca da Polenta, figlia di Guido da Polenta di Ravenna, conosciuta poi, per sempre, come Francesca da Rimini. Giovanni il Ciotto, ossia lo Zoppo, verosimilmente per una ferita di guerra, chiamato Gianciotto,  soldato audace ed abile uomo politico fu podestà di Faenza, Pesaro e Rimini, ed ebbe importanti incarichi durante il governo del padre. Nato nel 1245, egli fu, nel 1275, a capo delle milizie che aiutarono Guido Minore da Polenta a debellare la fazione ghibellina di Ravenna. Egli sposò, poi, Francesca, figlia di Guido da Polenta, grato ai Malatesta per l’aiuto fornitogli nella conquista della signoria di Ravenna. Il matrimonio, che consolidò l’alleanza politica delle due più potenti famiglie guelfe della Romagna, nonostante la nascita dei figli Francesco e Concordia, non fu felice. Racconta, infatti, Boccaccio, in un racconto romanzato, che tende a discolpare Francesca, che a firmare il contratto di nozze fra Gianciotto e Francesca sia stato inviato Paolo detto “il Bello”, capitano del popolo a Firenze tra il 1282 e il 1283 e marito di Orabile Beatrice, unica figlia del conte di Ghiaggiolo,  che Francesca  avrebbe scambiato per il futuro marito. Da questo inganno, del quale Francesca si sarebbe avveduta solo dopo la stipula del matrimonio, avrebbe avuto  origine la tragedia familiare che, nel 1283 o 1284, funestò la casa del Mastin Vecchio. La passione amorosa di Francesca, che a parere di Dante, scoppiò dopo le nozze, comunque fosse nata, fu  calorosamente ricambiata da Paolo, assieme al quale Francesca fu, infine, uccisa dal marito Gianciotto. Quest’ultimo, infatti,  allontanatosi da Rimini per incarichi politici, informato da un servo della passione amorosa che univa la moglie ed il fratello, tornò all’improvviso e, sorpresi i due amanti, si scagliò contro il fratello Paolo. Francesca, nel vano tentativo di  difendere Paolo, si interporse tra  l’amante ed il marito e venne colpita a morte. Gianciotto, sconvolto dalla rabbia e dal dolore del tradimento e della  morte della moglie, uccise anche il fratello Paolo. Benché l’immane tragedia non sembri avere influito sulla vita di Gianciotto,  che, oltre a risposarsi, continuò ad avere importanti incarichi politici,  essa tuttavia ha commosso generazioni intere tanto che ancor oggi gli studiosi si interrogano circa il luogo dell’episodio. Numerosi centri romagnoli,  infatti, fra i quali Verucchio, Gradara, Bellaria e Santarcangelo, pretendono di essere stati la  sede del tragico epilogo della storia d’amore di Paolo e Francesca. L’insigne storico riminese Luigi Tonini, tuttavia, ritenne, nel 1870, che la tragica vicenda si fosse svolta nella città di Rimini, in una casa dell’attuale Piazza Tre Martiri, oppure in un’abitazione che sorgeva  nel luogo in cui, in seguito,  sarebbe stato costruito Castel Sismondo.

 

 

 

 

 

 

 

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