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RIVOLUZIONE FRANCESE RIMINI

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STORIA RIMINI

STORIA RINASCIMENTALE RIMINI

Rimini e la rivoluzione francese

Nel 1789 ebbe inizio la rivoluzione francese. Rimini non fu inizialmente  coinvolta, salvo che per il passaggio in città di qualche autorevole personalità in fuga dalla Francia, come, ad esempio, le zie di Luigi XVI, che sostarono a Rimini il 9 aprile 1791. La campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte, iniziata nell'aprile 1796, nuova fase della rivoluzione che preparava l'età del Risorgimento, coinvolse, invece, anche Rimini. il Direttorio aveva infatti ordinato al generale Napoleone Bonaparte di fermare il suo esercito ai confini delle Legazioni pontificie e di farsi consegnare dal Papa cinquanta milioni di lire francesi. Il Papa si rifiutò di pagare. Alla fine di giugno del 1796 Bonaparte, per riscuotere personalmente la contribuzione richiesta, entrò con l’esercito in Romagna. La città di Rimini non fu occupata, ma il transito di due ufficiali francesi diretti ad Ancona fu sufficiente per scatenare il panico tra i riminesi. Nel frattempo Bonaparte, riscosse le contribuzioni richieste, lasciò la Romagna, per riprendere la quale Pio VI aveva ceduto ai Francesi i territori di Bologna e Ferrara. La rapida calata di Napoleone Bonaparte aveva provocato divisioni tra la popolazione di Rimini. La città si divise, infatti, tra due partiti, quello dei “partitanti”- repubblicani ed atei, favorevoli ai Francesi - e quello dei “papisti”o “papaloni”,che sostenevano il Papa. Il 31 gennaio 1797, rotto l'armistizio con il Papa, Bonaparte annunciò alle popolazioni della Romagna che si preparava ad invaderle, richiedendo che non venisse opposta alcuna resistenza. Debellato l'esercito papale che aveva opposto una debole resistenza nei pressi di Faenza, l'esercito francese, ripetuta l'occupazione dell'anno precedente, entrò, questa volta, il 4 febbraio 1797, anche a Rimini. Mentre la città di Rimini acquartierava ben tremila soldati francesi, Bonaparte in persona, il 6 febbraio, era ospitato  con grande sfarzo dal marchese Gian Maria Belmonti. Dopo il trattato di Tolentino, con il quale, il 19 febbraio 1797, papa Pio VI aveva rinunciato anche al possesso della Romagna, Bonaparte, ripassando, il 21 febbraio, per Rimini, annunciò ai presenti che non sarebbero più stati sudditi. La Romagna fu, infatti, riorganizzata. Essa, aggregata in un primo tempo alla Repubblica Cispadana, entrò il 27 luglio a fare parte della Repubblica Cisalpina, riconosciuta dall'Austria con il Trattato di Campoformio. A Rimini tuttavia - divisa tra “partitanti” e “papisti”- non mancarono contrasti politici ed incidenti. Non tutti i sacerdoti ed i fedeli si erano rassegnati all'occupazione francese, che spingeva i giacobini riminesi ad un atteggiamento anticlericale estremistico. Se, in un primo tempo, infatti, si erano solamente aboliti i tribunali ecclesiastici ed espulsa la Santa Inquisizione, in seguito si giunse a vietare ogni manifestazione di culto, ad abolire gli ordini ecclesiastici ed a requisire gli edifici conventuali e le proprietà fondiarie della Camera Apostolica. Tutti i beni vennero venduti all’asta. Quando, agli inizi del 1799, la coalizione formata da Turchia, Russia, Inghilterra ed Austria riprese le ostilità, la Cisalpina bandì la leva obbligatoria, ma fu costretta, poiché la leva fallì, ad affidarsi all'esercito francese. Esso, tuttavia, si ritirò verso il Piemonte. La città di Rimini insorta accolse, il 30 maggio del 1799, un brigantino imperiale austriaco. Si ebbe in seguito un periodo di anarchia che terminò solamente il 3 luglio, quando l'esercitò austriaco arrivò in città. Rimini tornava sotto le insegne dell'Imperatore d'Austria. In seguito alla vittoria di Napoleone Bonaparte a Marengo sugli Austriaci, il 18 luglio 1800 Rimini tornò però nuovamente in mano ai Francesi, i quali la ripersero il 5 di agosto, quando gli Austriaci rientrarono in città.  Rimini passò di mano ancora due volte - il 16 di agosto rientrarono, infatti, i Francesi, mentre il 6 dicembre la città passò agli Austriaci – prima di essere assegnata, con la tregua di Treviso del 16 gennaio 1801 a Napoleone Bonaparte.

 

 

 

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