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RESISTENZA A RIMINI
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STORIA RIMINI
STORIA MODERNA RIMINI
Rimini e la Resistenza
Il consenso di Rimini al regime fascista iniziò a vacillare dalla fine del 1942, in conseguenza delle sconfitte dell’Asse in Africa ed in Russia. Fino
ad allora gli oppositori al regime fascista non erano riusciti a suscitare fra la popolazione di Rimini grandi reazioni. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e la ricostituzione del
partito fascista nel segno della
Repubblica Sociale Italiana di Salò il 23 settembre del 1943, l'avanzata da Sud degli Anglo-Americani e l'occupazione tedesca di Rimini, gli antifascisti di Rimini si riorganizzarono in gruppi e squadre di
azione
patriottica (GAP e SAP), cercando anche di darsi una struttura unitaria. L'antifascismo di Rimini, indirizzato soprattutto verso azioni di supporto ella Resistenza in montagna, diede inizio in città ad una resistenza contro
i Repubblichini ed i Tedeschi che si esplicava attraverso piccole azioni e di sabotaggi non particolarmente incisivi. La
Resistenza riminese, infatti, doveva affrontare anche il problema posto dai pesanti bombardamenti ai
quali era soggetta la città di Rimini, che, provocando l'esodo della popolazione in campagna, ne annullava i punti di riferimento in città e ne impediva la mimetizzazione tra i civili. La presenza degli sfollati nelle
case di campagna ne frenava inoltre anche le azioni offensive. La Resistenza di Rimini e del circondario, che nell’estate del 1944 contava circa seicento
partigiani divisi in una ventina di gruppi quasi tutti raccolti nel
Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), costituito nel marzo 1944 fra i partiti antifascisti, compì comunque atti di grande coraggio e pagò un duro prezzo alla lotta di Liberazione. Negli ultimi mesi del 1943 il gruppo
azionista dei partigiani Giuliani, Arpesella e Quondamatteo, assieme ai partigiani marchigiani e forlivesi, salvò, infatti, i generali britannici
Philip Neame e Richard O'Connor ed il maresciallo dell'aria, anch'egli
inglese, Owen Tudor Boyd. I militari britannici furono protetti per mesi dagli antifascisti romagnoli e, imbarcati su un motopeschereccio a Cattolica il 20 dicembre 1943, furono ricondotti al Sud sani e salvi e raggiunti in
seguito dai loro compagni di prigionia. Esito nefasto ebbero invece le vicende del dottor
Pino Marcianò e dei giovani del GAP Luigi Nicolò, Adelio Pagliarani e
Gino Cappelli. Il dottor Pino Marcianò, partigiano appartenente
al gruppo Pagliarani, fu ucciso da una raffica di mitragliatrice mentre cercava di arrivare a Sam Mauro Mare per liberare una giovane donna, fatta oggetto di sevizie e gravissime violenze, ostaggio di tre tedeschi. I
partigiani gappisti Adelio Pagliarani, Luigi Nicolò e Gino Cappelli, invece, catturati nelle vicinanze di una base clandestina, furono impiccati, il
16 agosto 1944, a Rimini in Piazza Giulio Cesare, in seguito,
in loro onore, denominata Piazza Tre Martiri.
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