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STORIA RIMINI
STORIA
RINASCIMENTALE RIMINI
Rimini e il Regno d'Italia
L'insuccesso delle insurrezioni del 1848 portò alla critica della linea
politica di Giuseppe Mazzini ed all'affermazione della corrente politica monarchico-unitaria, cui aderì anche Giuseppe Garibaldi. Gli aderenti alla
corrente monarchico-unitaria formarono la Società Nazionale, con l'intento di spingere a patrocinare la causa nazionale sia il re
Vittorio Emanuele
che Camillo Benso conte di Cavour, Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna dal 1852, la cui ambizione di estendere l'egemonia politica del
Piemonte sull'intera Italia ben si accordava con gli obiettivi dei sostenitori della causa nazionale. La politica estera di Camillo Benso conte
di Cavour assunse toni decisamente contrari agli Austriaci. Il Piemonte respinse con decisione l'intimazione di questi ultimi a disarmare. Il 26
aprile 1859 scoppiò la Seconda Guerra d'Indipendenza. La partecipazione dei Riminesi alla Seconda Guerra per l'Indipendenza d'Italia fu importante. I
Riminesi, infatti, inquadrati nel contingente di duemilacinquecento Romagnoli giunti in Piemonte tra il 16 gennaio e il 25 marzo 1859,
partirono da Rimini in gran numero, nonostante si vietasse il rientro nello Stato Pontificio a coloro i quali avessero preso parte alla guerra. A
Rimini, dopo la partenza degli Austriaci, avvenuta il 21 giugno 1859, fu formata la
Giunta Provvisoria di Governo e fu innalzato il tricolore. Rimini
rimase calma nonostante i disordini provocati da fuggiaschi e disertori papalini e l'allarme suscitato dall'avvistamento di una nave pontificia. Il
1° di agosto si insediò la Commissione municipale. Fu costituita la
Guardia Nazionale e si prepararono le liste elettorali, furono eletti i deputati
all'Assemblea delle Romagne. Camillo Benso conte di Cavour ottenne l'approvazione della Francia all'annessione dell'Emilia, della Toscana e dei
Ducati di Modena e Parma, cedendole, in cambio, Nizza e Savoia. A Rimini il rinnovato Consiglio Comunale il 5 febbraio 1860 votò l'annessione al Regno
di Sardegna. I voti contrari furono solamente due. L'11 marzo il voto del Consiglio fu confermato, con 4.800 voti, dal popolo, che votò a suffragio
diretto. La partecipazione dei cittadini di Rimini alla lotta per l'unità d'Italia proseguì con il determinante contributo che la Società Nazionale di
Rimini diede alla conquista delle Marche, organizzando reparti di volontari Riminesi ed inviando armi. Dopo la proclamazione, il 17 marzo 1861, del
Regno d'Italia, dovevano essere ancora liberati il Veneto e soprattutto Roma. Durante la terza Guerra d'Indipendenza, che, nel 1866, portò
all'annessione al Regno d'Italia del Veneto, circa quattrocento volontari Riminesi, dei quali quattro morirono in battaglia, combatterono nelle file
garibaldine. I volontari Riminesi non mancarono neppure alla liberazione di Roma. Allo scontro di Mentana parteciparono duecentoventiquattro Riminesi,
dei quali ne morì uno, mentre a Monterotondo, dove rappresentavano un quarto dei Romagnoli presenti, morirono sei giovani Riminesi. Riminesi
parteciparono anche agli scontri armati di Roma. IL 20 settembre 1870, infine, i bersaglieri entrarono, attraverso la breccia di
Porta Pia, a Roma, in seguito annessa all'Italia.
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