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MALATESTA GUASTAFAMIGLIA
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STORIA RIMINI
STORIA MEDIOEVALE RIMINI
Malatesta Guastafamiglia
Alla sua morte, avvenuta nel 1326,
Pandolfo I Malatesta lasciò ai figli Galeotto e Malatesta, soprannominato
Guastafamiglia o l'Antico, i suoi domini nelle Marche, mentre signore di Rimini divenne il nipote Ferrantino, nominato dal Comune di
Rimini podestà e “difensore e signore”della città, titoli che Malatesta riteneva gli spettassero di diritto. Ciò provocò una faida sanguinosa
durante la quale si scatenarono feroci lotte familiari. Nella disputa fu coinvolto anche Ramberto figlio di Gianciotto, escluso dalla divisione dei
domini di Pandolfo I Malatesta, il quale, invitati in un suo castello Ferrantino col figlio Malatestino Novello ed il cugino Galeotto, li
sequestrò ed imprigionò in Santarcangelo. Malatesta Guastafamiglia, tuttavia, accorso precipitosamente dalle Marche, liberò i prigionieri e mise in fuga Ramberto, il quale, nel
1330 circa, fu ucciso da Malatestino Novello, figlio di Ferrantino, presso il quale si era recato a chiedere perdono. Ferrantino fu condannato dal
legato del Papa a consegnare i castelli in suo possesso e a ritirarsi a Rimini. Egli si rivolse, quindi, ai fratelli Malatesta e Galeotto, che, due anni più
tardi, gli prestarono l'aiuto richiesto. I Malatesta sconfissero in breve tempo il legato papale Bertrando del Poggetto e tornarono a signoreggiare
sul contado e la città di Rimini, alla quale si aggiunsero Pesaro e Fano. Tuttavia, appena Bertrando del Poggetto, sconfitto dai Bolognesi, ebbe
lasciato l'Italia, scoppiarono nuovamente, fra i Malatesta, feroci lotte intestine. Nel 1334, infatti, Malatesta, fingendosi malato, invitò il cugino
Ferrantino a raggiungerlo a Pesaro. Con l'inganno imprigionò sia Ferrantino che il figlio Malatestino ed il nipote Guido, i quali tradotti in carcere
prima a Gradara e poi a Fossombrone, vi morirono, mentre Ferrantino, costretto a cedere i suoi castelli e liberato, si rifugiò, poi, ad Urbino.
Malatesta, detto ormai "Guastafamiglia", si precipitò, invece, a Rimini, dove fu acclamato, con il fratello Pandolfo,“difensore e signore”della
città, titoli trasmissibili ai discendenti. Ferrantino Novello, rimasto ormai l'unico antagonista, si alleò, quindi, con i conti di Montefeltro,
rinnovando la lotta contro Malatesta Guastafamiglia e Pandolfo Malatesta, scomunicati, a motivo della loro ribellione alla Chiesa, da Papa Benedetto XII. Col nuovo
Papa Clemente VI, tuttavia, essi rientrarono nella Chiesa, dopo essersi accordati, ad Urbino, nel 1343, con il vecchio Ferrantino ed il Novello, ai
quali restò solamente Mondaino, che persero, assieme alla vita, entro breve tempo. Anche per Galeotto e Malatesta Guastafamiglia, che ottenute Rimini,
Pesaro e Fano, avevano ormai un controllo incontrastato sui loro domini in Romagna e nelle Marche, iniziarono nuovi problemi. Il Papa, infatti, nel
tentativo di impedire la nascita di una signoria troppo potente, nominò Rettore dello Stato della Chiesa il cardinale Egidio d'Albornoz, il quale,
nel 1355, occupò i castelli dei Malatesta nelle vicinanze di Ancona, facendo prigioniero lo stesso Galeotto, e pose, assieme al conte di Ghiaggiolo,
l'assedio alla città di Rimini, obbligando Malatesta Guastafamiglia a ciedere la pace. Il cardinale Egidio d'Albornoz, tuttavia, non infierì,
anzi concesse ai due fratelli Galeotto e Malatesta Guastafamiglia il vicariato sulle città ed i territori di Rimini, Fano, Fossombrone e Pesaro. Ne ottenne in cambio l'aiuto militare
per sconfiggere Forlì e Cesena, tenute dagli Ordelaffi, e Faenza, dominata dalla famiglia dei Manfredi.
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