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RIMINI SOTTO IL FASCISMO

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STORIA RIMINI

STORIA MODERNA RIMINI

Rimini sotto il Fascismo

Agli inizi del fascismo, durante gli anni Venti, a Rimini vi era un grande conformismo culturale. Gli intellettuali riminesi furono, infatti, indifferenti nei confronti del nuovo regime, che, invece, ottenne il generale consenso della classe dirigente cittadina.  Molti riminesi aderirono verosimilmente al fascismo, per convinzione - il fascio di Rimini, infatti, aveva, fin dal 1923 le sue "avanguardie", una sorta di federazione giovanile - numerosi altri, invece, per necessità. D'altra parte, con la soppressione della libertà di stampa e la chiusura del giornale cattolico "L'Ausa", a Rimini uscirono solamente i quotidiani fascisti, quali "Il Popolo di Romagna", "Il Resto del Carlino", il  "Prora", e dal 1926“Il Corriere Padano". Non mancò, tuttavia, chi si oppose al fascismo. Cinquanta riminesi furono, infatti, mandati al confino politico. Nel 1933, tuttavia, la condotta degli antifascisti riminesi, quasi tutti inseriti nelle liste dei sorvegliati, era tale da non essere giudicata pericolosa per l'ordine pubblico. Numerosi antifascisti furono depennati dalle liste, mentre il regime fascista, in occasione del Decennale, ritenendosi saldo al potere, emanò alcune norme di clemenza. Nel 1926 la riforma amministrativa determinò la sostituzione della carica di Sindaco con quella di Podestà a nomina governativa. Il primo Podestà della città di Rimini fu Tullio Busignani, il quale cercò di sviluppare al massimo l'attività turistica e balneare di Rimini. A tale scopo adottò provvedimenti fiscali che, colpendo la proprietà immobiliare, causarono la protesta dei proprietari di case e terreni, costringendolo a dare le dimissioni. La politica di grande attenzione nei confronti del turismo balneare fu, tuttavia, portata avanti anche in seguito. Il regime fascista rivolse, infatti, la massima attenzione al turismo ed alle attività balneari. Durante gli anni dal 1926 al 1940 sorsero, lungo la costa da Bellaria a Cattolica, 23 colonie marine, che, creando grande consenso, rappresentarono un notevole strumento di propaganda. Il regime fascista fu attivo anche nei confronti del centro storico di Rimini. Con il restauro, nel 1925, dell'Arengo, danneggiato nel 1916 dal terremoto, ne esaltò la tradizione municipale, mentre in occasione del Decennale, in ossequio al mito della romanità, la statua di Giulio Cesare, donata a Rimini da Benito Mussolini per il Natale di Roma del 1933, venne collocata nell'attuale Piazza Tre Martiri, sotto la Torre dell'Orologio. Il richiamo simbolico all'Impero Romano portò, nel 1936, anno della proclamazione dell'Impero fascista, ai lavori di isolamento dell'Arco di Augusto, che comportarono l'abbattimento di numerose abitazioni circostanti. Il regime fascista, inoltre, si dedicò anche ad altre opere pubbliche non strettamente collegate al centro storico. Nel 1931 fu risanato il degradato borgo San Giuliano,  nel 1934 fu ultimato lo Stadio del Littorio, mentre nel 1938 fu aperto l'aeroporto di Miramare di Rimini. Furono realizzati, inoltre, il prosieguo del lungomare fino a Bellaria, la linea ferroviaria Rimini - San Marino, e, soprattutto, il deviatore sul fiume Marecchia, che pose termine all'annoso problema della tracimazione del fiume.

 

 

 

 

 

 

 

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