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ARCO DI AUGUSTO RIMINI
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Arco d'Augusto - Rimini
MONUMENTI STORICI RIMINI
MONUMENTI RIMINI
Arco d'Augusto
Monumento di incomparabile valore storico ed artistico, simbolo della città di Rimini, l'Arco di Augusto fu
eretto, nel 27 a.C., per celebrare il grandioso restauro, da parte dell’imperatore Augusto, della via Flaminia, come ci indica l’iscrizione
posta sull’architrave, che in antico si imponeva all’attenzione dei passanti per i caratteri di bronzo rivestiti da una foglia d'oro. L'iscrizione
dell'Arco di Augusto, di grande valore storico, è uno dei primi documenti pubblici nei quali compaia il nome Augusto. L'appellativo di Augusto ed i
poteri imperiali furono, infatti, conferiti dal Senato Romano ad Ottaviano, vincitore di Marco Antonio ad Azio, da quel momento in poi imperatore
Augusto, nel gennaio del medesimo 27 a.C.. L'Arco, terminale della via Flaminia, vicino al corso del fiume Ausa, oggi interrato, era quindi inteso
ad esaltare la pace e la sicurezza garantite dall’imperatore Augusto, che aveva posto fine alle guerre civili. Nonostante il carattere celebrativo
dell'Arco, esso non deve essere confuso con gli archi onorari o trionfali, che sorgevano isolati nel foro. Esso, infatti, sostituiva la precedente
Porta Romana, della quale conservava la funzione di porta d’accesso alla città, in questo caso, però, senza sbarramenti, a significare che con
Augusto non vi era più la necessità di rifugiarsi in città, poiché era stata instaurata un'età di pace e prosperità. L'Arco di Augusto, alto circa 17,50
metri e largo 15, con uno spessore di oltre 4 metri, era interamente costruito in blocchi di calcare bianco, poggiava su due basamenti sui quali
si ergevano i piloni dell'arco ed era sormontato da un timpano triangolare. L'originale attico, su quale era collocata una statua marmorea equestre di
Augusto - una quadriga con presentazione frontale dell’imperatore - della quale non restano, forse, che il frammento di un piede calzato e la testa di
un cavallo, fu sostituito, in età medioevale, in un momento non precisabile, dai merli attualmente visibili. Anche la ricca decorazione dell'Arco
risponde a criteri celebrativi e simbolici tesi ad onorare l'imperatore. Le divinità entro clipei, cioè dentro i tondi, Giove e Apollo sul lato esterno,
Nettuno e Roma all'interno, sono altamente simboliche. Il dio Apollo aveva guidato Ottaviano ad Azio nello sconfiggere Antonio e Cleopatra, Giove, la
divinità suprema, simboleggiava la conseguente pace augustea, il dio Nettuno celebrava la signoria dei mari di Augusto e la vocazione marinara di Rimini,
mentre l’immagine di Roma, venerata come dea nell’impero, indicava lo stretto legame tra Rimini e l'Urbe. Anche le raffigurazioni di figure umane,
pesci e delfini sul lato interno, verso la città ed il mare, e di cavalli, cinghiali e tori, immagini più legate alla natura feconda e ad un ambiente
rurale, sul lato esterno, verso la campagna, simboleggiavano la vittoria di Augusto e le conseguenti sicurezza e prosperità che legavano la città al
territorio circostante. L’Arco di Augusto era, infine, probabilmente abbellito, verso la città, da fontane, come sembrano confermare i resti di
strutture ad esedra rinvenuti durante scavi archeologici. Nulla rimane di esse, né delle case, delle mura e delle torri che attorniavano l’Arco di
Augusto prima degli interventi urbanistici voluti da Benito Mussolini. L'Arco di Augusto, infatti, fra il 1936 e il 1937, fu isolato e liberato
dalle costruzioni che lo circondavano per celebrare anche a Rimini il Bimillenario di Augusto ed il legame tra l’antico imperatore e Benito
Mussolini, che, nel Ferragosto del 1936, diede personalmente il primo colpo di piccone, travisando il significato urbanistico e storico dell'insigne
monumento. |
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